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      - Parla dunque, e toglimi presto il fastidio di vederti, mormora Gregorio, cadendo sul suo seggio spossato dall'assalto delle interne passioni.
      - Ma di', sclama di un tratto Guiberto come colpito da un'idea, ti brulicherebbe forse ancora per la mente lo scherzo che ti feci a Cariati? Eh! via, fratello, non istà bene ad un vecchio pensare a queste umane debolezze, e ad un pontefice covare sdegni sì lunghi. D'altronde tu mi provocasti così villanamente, e ne ho fatta di poi una penitenza che non saprei dirti. Lasciamo stare dunque i vecchi rancori, che nulla omai ci potrebbero giovare e nuocerci moltissimo, e pensiamo a perdonarci l'un l'altro. Io già mi strugge una rabbia di perdonare, che perdonerei....
      - Non mai, non mai, non mai! grida Ildebrando interrompendolo e rizzandosi di nuovo in piedi, no, non mai!
      - Che uomo diabolico che sei, Ildebrando! - continua Guiberto sorridendo e mettendosi a sedere(32) - gli è più facile cavare i denti ad un orso che te dal broncio. Eppure, se ci riconciliassimo, sarebbe lo spettacolo più commovente di cristianità; ed io muoio proprio della voglia di darlo codesto spettacolo e di udire a piangere le donne pie per la tenerezza, e le buone comari che griderebbero al miracolo. Via, piegati dunque fratello, pensa, corpo del diavolo, che hai sessantaquattro anni sonati, e sei prossimo ad andare innanzi a monsignore Iddio, che con voce terribile ti dimanderà, come a Caino: cosa hai tu fatto del tuo fratello? Perchè vedi, Ildebrando, se io sono stato un poco discolo, e forse lo sono ancora un tantino, se sono forviato, la è colpa tua, che, invece di darmi bravi consigli, mi spingi alla perduta nelle follie.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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