I suoi disegni sono arcani come quelli di Dio, nè men tremendi.
- Ma l'anno della scomunica è prossimo a scorrere, ed egli perderà la corona.
- Il sacerdote ha la benda e non guarda nè l'uomo, nè la condizione di chi si presenta ad implorare perdono di sue peccata. Enrico è re? ma che sono i re avanti a Dio ed avanti a me che ne sostengo le veci? Fango sul quale il soffio della mia voce passa ed essi non sono più.
- Ma sai, Ildebrando, che tu sei un terribile uomo? sclama Guiberto, il quale le braccia incrociate sul petto era restato ad udirlo, a rimirarlo radiante di luce inspirata. Tu hai prese sul serio tutte codeste storie, e finirai per dio per farle tôrre sul serio anche altrui. Peccato che abbi al tuo comando solamente alcuni preti, alcune parole latine e qualche pettegola. Ah! se tu avessi un esercito....
- Il mio Dio è il Dio degli eserciti, e dove esso pieghi il ciglio i popoli e l'universo sfumano come i sogni del demente. Ed io sono voce di questo Dio e questa voce vale più di un esercito, più di una corona.
- E vuoi perciò abusarne?
- Tu menti! Enrico sarà perdonato, ma quando io sarò convinto del suo pentimento, e che non covi malvagi progetti; quando l'ora sua sarà giunta.
- Ed io?
- Giammai! L'ora della tua grazia è passata. E se vero egli è che tu hai onore e coscienza, e che codesta coscienza possa l'uomo tribolare da togliergli il sonno, la fame, e fino il desiderio di vivere, sappi, sappi, uomo perverso, che per te solo io ho perseguitato e perseguiterò Roberto Guiscardo; per te solo perseguito Enrico; per te perseguiterei S. Pietro, se vedessi che ti potesse proteggere; perseguiterei la Vergine; perseguiterei Cristo; perseguiterei Dio.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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