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      Al levarsi di Enrico la mattina, gli parlò delle disposizioni prese la notte, e come egli portasse avviso di non muoversi più dal romitaggio, mandar l'araldo d'armi a chiamar le truppe in su quel di Canossa, ed attenderle, mentre un altro distaccamento di Lombardi e di suoi vassalli, sotto la condotta del vescovo di Vercelli, avrebbe bloccato Mantova, dove svernava l'esercito in piede di Matilde. Enrico approvò le provvidenze, però e' dichiarò volere attendere un paio di giorni ancora onde piegare il tenace volere di Gregorio. Imperciocchè, dopo aver subíto umiliazione così bassa, ei sarebbe stata scioperatezza non cavarne construtto, per poi compierne vendetta tremenda.
      - L'opera è compiuta a metà, egli diceva, niuno mi toglierà l'onta che quest'uomo mi ha fatta, quando io fiducioso mi venni a gittar nelle sue braccia come in quelle di mio padre, e sperai nella sua misericordia, più inesorabile di quella di Dio. Egli si è mostrato crudele e vigliacco; perchè non bisogna insevire contro il nemico il quale dimanda mercè. Ora, se non giungo ad ottenere che mi si tolga la scomunica, cosa avrò guadagnato? L'onore no, perchè vi ha un mezzo solo di ristorarmelo, e questo è quello delle armi, rovesciando lui ed i principi miei vassalli che hanno stretta lega codarda. L'amor dei miei popoli neppure, perchè so come i Tedeschi tengano all'osservanza delle costituzioni dell'Impero. Avrò forse guadagnato gli Italiani, ma questi sono mutabili e superstiziosi. Mi difendono oggi; domani, vedendo che trattasi di rovesciare il pontefice, potranno compungersi, tornar divoti, ed abbandonarmi.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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