Alcuno dei terrazzani di Soano non voleva torsi la missione di condurre la bimba a Roma, per prezzo che offrisse il vecchio moribondo. Io gli sembrai l'uomo mandato da Dio. Il mio vestito, il mio portamento umile, contrito, divoto, lo sedussero. Mi domandò se volessi accettare la commissione. A vero dire, io allora abborrivo le creature peggio che non abborrissi il duca di Puglia, Roberto Guiscardo. Però, per farmi dispetto, per fare arrabbiare la mia bestiale natura, accettai. Si trattò del prezzo che mi si offriva per il viaggio e le spese della bimba e di me. Mastro Bonizone era taccagno anzi che no; ma le ore sue sembravano contate, io non tenevo punto all'affare, alcuno non si presentava per rendergli servigio a miglior patto; bisognò dunque calare all'accordo. Restava un dubbio.
- Uno solo? dimandò Gregorio.
- Almeno il più grave.
- E quale? conchiudi dunque.
- Ecco qui. Io dovevo condurre quella scimiuzza stridula a Roma e consegnarla a qualcuno. Ora costui l'avrebbe egli tolta senza una pistola di chi la mandava e senza un breve di ricordanza sull'identità della puttina?
- Ah! ed allora? sclama Gregorio turbandosi visibilmente.
- Allora fu mandato a chiamare un tabellione, un tal mastro Anasprando.
- Viveva dunque ancora? sclama Gregorio quasi suo malgrado.
- Se viveva! Era fresco come l'abate di Nonantola che si conforta con trenta beghine, di cui la più vecchia ha venti anni. Mastro Anasprando dunque fece una lettera ed un bel breve di ricordanza, a scrittura grossa come i rosoni della chiesa di Sant'Ambrogio di Milano; mastro Bonizone vi mise sotto una croce; quattro altri testimoni vi cincischiarono degli scorbi come campanili; dentro questo forzierino chiusero questo libro di ore che qui vedi, e mel consegnarono, dicendomi che dovessi darlo a colui cui conducevo la fanciulla, sendo una memoria di sua madre.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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