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      Come Enrico si ebbe questo lieve segno di favore, si avvicinò al soglio, e cadendo ginocchioni e baciandogli la mano biascicò più che non disse.
      - Santo padre, perdono.
      Gregorio, senza muoversi, piegò gli occhi sulla testa del re, e forse quel bello e giovane sembiante lo toccò. Enrico aveva allora ventisei anni. L'occhio turchino scintillava ardito come quello dell'aquila. La nobile chioma bionda, avvegnachè dall'acqua inzuppata, gli scendeva sulle spalle come la giubba del lione. La magnanimità, la fierezza gli si leggevano nel naso aquilino e nell'elevata fronte; del pari che la carnagione perlata e trasparente come quella di fanciulla additava la blandizia del suo cuore. Gregorio contemplava quel giovane pino, che della sua rigidezza aveva tentato spezzare; e forse un rimorso lo travagliò. Perchè troppo egli sapeva che la perversità non ricetta in un cuore il quale si specchia in volto così fresco e così bello. E poi volava con la mente agli anni suoi primi. E rammentava di qualche essere che lo aveva colpito; rammentava di suo fratello, e di tante imagini e scene della vita domestica, che nel suo lungo peregrinare e per uffizio del suo ministero aveva vedute, e s'inteneriva. Imperciocchè nulla v'ha che più intimamente favelli al cuore e di carità e di Dio, che l'aspetto della gioventù, e della gioventù potente ma sventurata. Così che papa Gregorio, quasi a sua insaputa, sedotto da interno moto, stese la mano al re supplicante e lo sollevò. La natura umana si era in lui strisciata di furto sotto al pontefice.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





Enrico Dio Gregorio