Ed inoltre? Gregorio si tacque ancora e lesse.
- «3.° Per sino al giorno di questo giudizio Enrico non porterà le insegne imperiali, non si arrogherà l'amministrazione del regno, ed eccetto la esazione dei regi dritti per tanta somma quanta sarà necessaria al vitto suo e dei suoi, non toccherà il tesoro della Camera, libererà dal giuramento di vassallaggio e di fedeltà tutti quelli che glielo avvessero prestato a contare da un anno».
- Tanto valeva di soggiungere di mandare a tua paternità quei tesori ed infeudarli l'impero, continuò Enrico col medesimo ghigno beffardo. Ve n'è ancora molti di codesti patti di pace?
Gregorio legge:
- «4.° Quando trionfasse delle accuse dei principi e dal papa fosse confermato in monarca, Enrico sarà ognora fedele, devoto, obbediente al romano pontefice: e sia nel ricomporre i disordini dell'impero germanico, sia nel riformare gli abusi delle chiese italiane e tedesche, non potrà giammai essere d'avviso diverso di quello del papa».
- Ciò è di ragione, sclama Enrico; il papa è il re dei re, il papa è Dio. Conchiudiamo.
- «5.° Mancando ad un solo di tali capitoli, o scostandosi dal loro senso più ovvio, l'assoluzione della scomunica sarà irrita, nulla, e come non per anco avvenuta; e si terrà considerato per convinto di tutti i delitti che gli vengono apposti dai principi, e decaduto dall'impero. Infine consegnerà al pontefice l'arcivescovo di Ravenna prigioniero».
- Anche questa? Un imperatore sacrestano non basta; deve anche essere il birro ed il boia di santa Chiesa.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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