Se papa Gregorio vorrà passare oltremonti o visitare una provincia del regno, sarà, per parte mia e di tutti coloro ai quali potrò comandare, al sicuro da qualunque lesione tanto per la libertà, la vita e le membra sue proprie, quanto per la libertà, la vita e le membra dei suoi seguaci ecclesiastici laici, i quali in qualità di legati viaggino dimorino in una parte qualunque del regno. Non consentirò che veruno, mio suddito o no, violi la maestà del pontefice; e se mai qualche empio lo ingiuri o contristi, lo vendicherò con tutte le forze del regno».
«Io lo giuro oggi 26 gennaio 1077, a Canossa».
- Sei contento adesso, o pontefice? domanda Enrico quando fu letto ciò.
- Non ancora, risponde Gregorio. Tu hai firmato dei patti, li hai giurati, ma chi malleva e giura in proprio nome per te che li osserverai?
Questo novello affronto indignò quanti signori stavan presenti.
- Io, giusta la regola del chiostro, dice l'abate di Cluny, non posso giurare, ma sulla mia garantisco la parola del re.
- Ed io giuro, sclama il vescovo di Vercelli, che Enrico manterrà le condizioni.
- Ed anch'io lo giuro, soggiunge la contessa Matilde.
- Ed io pure, risponde Adelaide.
E così giurarono del pari Azzo d'Este, Eppone vescovo di Zeitz e molti altri signori italiani e tedeschi. Allora Ildebrando dà ad Enrico la benedizione e l'abbraccio di pace. Quindi, scendendo dal suo soglio e mettendosi alla testa del corteo, esce dal castello, muove alla cappella e comincia la messa. Alla consacrazione dell'ostia e' fa accostare il re all'altare, ed innalzandola sovra il suo capo con voce solenne sclama:
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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