Io non credetti mai meritarlo: e perciò lo rinunzio.
- Lo rinunziate, sire! sclama il Nordheim stupefatto. Vostra sublimità parlerebbe dunque da senno?
- Sì, signore di Nordheim. Nè per avventura crediate che io m'infinga. Conosco che per conservar questo scettro v'ha d'uopo della spada e del sangue civile. Enrico è fiero, ostinato, di spiriti guerreschi, ed ora a capo di esercito poderoso. Non si lascerà perciò, a volere di pochi ed a persuasione del pontefice, balzar così dall'eredità dei padri suoi, prima di aver tentate le fortune delle armi e funestato l'impero di sangue. Io non voglio esser causa di desolazione nel mio paese. I legati han persuaso fatal consiglio per ispalleggiare la vendetta di Gregorio. Si preparano per queste sfortunate contrade giorni terribili; credetelo, sire di Nordheim. Mandiamo invece i suoi messi al pontefice, ed invitiamo Enrico alla pace, noi signori di Lamagna che ne siamo i custodi.
- Con la vostra sopportazione, sire, risponde il Nordheim, non mai. Da molti anni noi conosciamo la mente di Enrico. Egli non perdona mai. Ed ora dobbiamo paventarlo più indragato ancora, perocchè, dal nostro forfare come egli dice, ebbe ad ingozzare tanto vitupero dal pontefice. Se dunque ad ogni andare è inevitabile la guerra civile, si faccia pure, se non con certezza di vittoria, con speranza che l'onte nostre saranno pagate, i nostri dritti redenti. Arrendetevi dunque, o sire, e bandite gli scrupoli.
- E non conti, fratello, soggiunge Rodolfo intessendo le mani sul petto e sospirando, non conti la mutabilità del popolo, l'instabilità della sorte maligna, e l'invidia, e la fraudolenza dei signori che fino da ieri mi ebbero compagno e commilitone e mi amarono, e domani sdegnerebbero venerarmi come sovrano?
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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