Allora il re si rivolse a Federico di Staufen e soggiunse:
- Signor conte, io ti ho trovato il più prode nelle armi ed il più fedele in tempo di pace. Io serbo memoria dei tuoi servizi; e vedete, o baroni, se coi miei fedeli so essere grato! Prendi, giovane guerriero, la mia unica figlia in isposa, perchè conosco che vi amate, e sii conte di Svevia, paese che i ribelli hanno invaso.
Federico resta da prima mutolo, non ben sapendo raccogliere i suoi pensieri, poscia bacia la mano del re e mormora:
- Mercè, sire! voi mi avete degnato di guiderdone che supera ogni mio poco servizio ed ogni mia speranza.
Ed Enrico stringendogli la mano, risponde:
- Va, conte di Svevia, e sii prode come sempre il fosti.
Indi consultò coi suoi il piano della guerra; e dopo averlo fermo, ringrazia tutti della fedeltà mostrata, li prega di non istancarsi nè mutarsi per infausto mutar di cose, e scioglie la dieta.
In ottobre di quell'anno 1080 Enrico aprì la campagna invadendo la Sassonia con forze poderose, e disertò il paese. La mattina del 15 ottobre risolse dare la battaglia. Allogò sull'Elster le truppe di rincontro al nemico, in luogo non opportuno al guado, e senza scampo alle spalle. Ridusse così i suoi a vincere o a morire da eroi.
Al levarsi del sole, Enrico, scoperto il movimento dell'oste nemica, ordina le sue genti in battaglia. I Sassoni, trafelati dal cammino e manchi d'uomini, affogati tra le male fitte dei paduli percorsi, secondano il movimento del re, ma pavidi e scorati; perchè i loro fanti, nerbo dell'esercito, impediti dalle vie rotte tardavano; i cavalli stanchi non sentivano più lo sprone.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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