I fanti si stringono in ordini serrati; i cavalieri smontano da cavallo, ed a passo di carica vanno a cercare l'antiguardo nemico. I vescovi intuonano il salmo 82, Deus quis similis erit tibi! e cantando precedono. Quando ecco che alle parole: fas illis sicut Madian et Siræ..... disperierunt, facti sunt ut stercus terræ; si trovano in faccia al nemico, separatine solo dalla palude di Grona. Da una parte e dall'altra si provocano al valico, onde, dando addosso all'incauto che lo tentava, affogarvelo. Ma niuno è tanto imprudente. I Sassoni, rialzati di spirito ed in Dio confidenti, girano la costa e si presentano alle truppe regie che al varco li attendevano. La battaglia s'impegna con furore. Enrico teneva già in pugno la vittoria, quando alcuni suoi fanti ritrassero dalla mischia il cadavere di Rapoto, sire di Iunthal, il più ricco principe di quei tempi, che da Boemia a Roma poteva pernottar sempre in castelli di suo dominio, e gridano: fuggite! fuggite!
Di fatti sopraggiungevano a briglia sciolta i cavalli del duca di Nordheim, reduce da Goslar, e questi, sbaragliati gli arcieri che avevan respinto l'antiguardo sassone, sfondavano un battaglione di fanti ed invadevano il campo del re. I Sassoni, certi della vittoria, volevano sbandarsi a predare. Ottone di Nordheim li contenne, serrò gli ordini e li fermò con le lance in resta. In effetti non aveva appena ristabiliti i ranghi dei suoi, che ecco appare il conte Enrico di Lacha alla testa di coorti trionfanti, cantando Alleluia! e Baccelardo, coi Lombardi, che all'altro lato aveva guadagnata la pugna.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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