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      Matilde non era pił nel fior della sua giovinezza. Ma l'etą non aveva avuto che leggera presa sulla sua persona, perchč in lei, se i sensi favellarono talvolta, il cuore aveva sempre assolutamente taciuto. Ora ogni ruga sulla fronte, ogni lampo ottenebrato nello splendore degli occhi, ogni pallor sull'incarnato delle labbra, non sono che una fotografia degli spasimi del cuore. L'amore č una demolizione in permanenza. Laonde, al vederla, Matilde sembrava ancor una vergine a venti anni, come quelle madonne della scuola di Giotto che non hanno etą perchč non hanno anima. Una serenitą sovrumana splendeva sul suo sembiante, ma fissa, ma monotona come l'azzurro del cielo di oriente, ove un'aura non mormora, ove la vita sembra cristallizzata. Solamente quella serenitą non era la purezza, non era l'innocenza, non era l'incoscienza del dramma della esistenza, era la fatalitą rassegnata. La sua grande persona portava lo stigmata dell'inflessibilitą dello spirito. Era rigida, era quasi petrificata.
      Nulla parlava in lei. Quella bocca, supremamente bella, che avrebbe attirati i baci degli angioli se fosse stata soave, viva, se il sangue vi avesse palpitato, non sembrava propria ad altro che a biascicare un ave maris stella o una condanna di morte, con eguale indifferenza. Quegli occhi che avrebbero avuto la profonditą infinita dei cobalti del cielo d'Italia se la fiamma divina dell'amore li avesse fatti corruscare, erano ora stupidamente inespressivi, quasi fossero stati di cristallo. Quella fronte che sarebbe sembrata l'olimpo del pensiero e degli affetti, se Matilde fosse stata una donna, era levigata e pura come una lamina di ghiaccio, era muta come una sfinge.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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