Il vescovo di Porto interrompendo gli oratori rispose brutalmente:
- Ringraziate la vostra qualità di parlamentari se non vi facciamo tagliare a pezzi e vi gittiamo nella fossa della città. Ritornate all'eretico Enrico di Germania e ditegli, che egli non metterà giammai il piede in questa Roma santa, dove non ci venisse col volto strisciando nel fango, come a Canossa.
Ma il prefetto, che meglio conosceva lo stato a cui i cittadini eran ridotti, e la disposizione dell'animo loro, diede sulla voce al fiero prelato, e parlò:
- Tacetevi, uomo di sangue! I padroni della città siamo noi, ed a noi è diretta la nobile ambasceria. Sicchè, signori, noi rispondiamo all'imperatore Enrico, che noi non siamo mica rei di fellonia, perchè egli non è stato ancora unto imperadore dei Romani; che egli non si è presentato alle porte come patrizio di Roma, ma alla testa di un esercito come nemico; che egli, prima d'ora, non aveva palesata alcuna disposizione di pace. Per lo che manderemo adesso l'abate di Cluny ad intercedere Gregorio di togliere al re l'interdetto, e noi consulteremo come si debba riceverlo.
Inviarono infatti l'abate al pontefice. Gregorio però, udito come i Romani lo scongiurassero, rispose con modo freddo e secco, sì che impedì all'abate di replicare le instanze.
- Che Enrico si sottometta e l'assolverò.
Udita la risposta, i Romani si levarono a tumulto e molti sclamarono:
- Bruciamo dunque vivo questo brutale pontefice, e facciamo entrare il re.
Ma i nobili romani, che volevano innanzi patteggiare con Enrico, gli rimandarono i parlamentari, dichiarando, voler guarentigia che avrebbe salvo il pontefice, i privilegi della città, la vita e le possidenze ai nobili, le chiese dal sacco, e non sarebbe penetrato dentro ch'egli solo.
| |
Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
|
|
Porto Enrico Germania Roma Canossa Enrico Romani Roma Cluny Gregorio Romani Enrico Romani Enrico
|