Gregorio mal lo soffriva perchè lo aveva scorto recarsi di pessima voglia ai suoi partiti. Non l'odiava però, nè lo disprezzava; perocchè infine Gregorio comprendeva assai bene ì nobili e generosi sentimenti. Anzi, ne' parecchi mesi che a Castel Sant'Angelo dimorò, gli pose affetto, considerando quanto quel povero conte si facesse violenza onde dimostrargli veneranza, in barba del suo carattere soldatesco, che pure soventi volte in lui riappariva. Oddo venne dunque a trovarlo in cima alla torre, ed avvicinandosi a lui, prima si fregò le mani alquanto, indi soffiando un cotal poco nella palma sinistra, se la fece strisciare lungo la faccia per d'innanzi il naso e la bocca, e levandola in aria, sclamò:
- Signor papa, consummatum est! Questa mattina ci batteremo il ventre come un tamburo di Saraceni.
- Vale a dire, ser castellano?
- Ah! parmi che io non parli latino! Ebbene, signor papa, in tutto il castello non ci è manco una chicca da dare a mangiare ad un bambino. Avete capito adesso?
- Questo è tutto, messere? E sia pure: staremo digiuni.
- Neh! fa il castellano facendo vivo sforzo per contenersi. Sappiate dunque, signor pontefice, che se voi ieri vi avete beccato quel residuo di ben di Dio che si trovava dentro, la guarnigione, i prigionieri ed io ci abbiamo rosicchiate le unghie al sole.
- Avete fatto malissimo, ser castellano, di mettere eccezione per me, lo riprende di voce seria Gregorio corrugando la fronte, rilevando altero lo sguardo e la testa. Avete fatto malissimo. L'ultimo pane che si rinveniva nella rocca dovevano mangiarlo i suoi difensori.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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