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      - Ma che ti afferri il gavocciolo, bestione! chi ti ha detto dunque che quei poveri disgraziati si dovessero appendere alle mura?
      - Allora, mille perdoni un'altra volta, messer Oddo. Si tratterà di farne una comoda appiccagione per risicare alimenti. Ed in questo caso, mi protesto che voglio essere io proprio colui che ha da rendere tanto pietoso officio al diacono Sizzo; perchè l'altro ieri mi applicò alle mascelle un tal sorgozzone, per un vezzo innocente che volli fargli, da mandarmi al diavolo l'ultimo dente che mi restava.
      - Mai che domine vai tu dunque almanaccando, baciocio! Tu non devi che menarli nella corte e lì finisce il tuo debito. Hai capito?
      - Mille perdoni un'altra volta, ser castellano. Allora sarà... ma protesto...
      Oddo non l'udiva più, perchè scompariva sotto un androne, nel cui fondo oscuro metteva capo una scala. Gano resta fiso e ritto ad ascoltare il debole rumore delle pedate, e guardare nel punto dove si era dileguato il conte, poi scuote la testa corrucciato e fra sè stesso brontola:
      - Cane di un vecchio! vah! ed eccolo che se la guizza da lei. Gano solo non può, nè deve neppure protestare per cosa che gli dia fastidio. Ma avrà un bel dire, anche quell'altro arabico vecchio di pontefice: il diacono Corrado se l'ha da filar netto - non dovessi che farlo scappare pel buco della toppa. E' mi ha promesso sposare quella mia figlioccia di Guaidalmira... se già quel tristo impiccato di Laidulfo non l'ha messa in bocca al diavolo. E la sposerà veh! perchè mi protesto contro queste nuove diavolerie che va mettendo su mastro Gregorio.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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