Sissignore! un povero figliuolo che serve a tutto il mondo; che dei sette benedetti giorni della settimana ne passa cinque digiuno; che riceve batoste da questi perchè gli è padrone, da quegli perchè è più forte, da quell'altro perchè è milite, da quell'altro ancora perchè coi suoi soldi può cavarsi la voglia di bastonare ed uccidere chi meglio gli garba... sissignore! un povero figliuolo non deve condur moglie, perchè mastro Ildebrando ha detto diaconorum sposarum non prendebuntur. La vedremo oh! la vedremo, mastro Ildebrando! Tu pensi a cinque, io miro ad asso. Mastro Corrado sposerà Guaidalmira, e mi protesto veh! messer castellano, che vi andate così bel bello a rifocillare da quella sguaiata madonna. L'affogherei per quella sua rassegnata verecondia che mi puzza di santo le cento miglia!
Però, malgrado le proteste di Gano, il castellano era sceso nella prigione.
Un raggio di fievole luce, che filtrava da alto abbaino graticciato di ferro, illuminava quella topaia. La quale, mantenuta netta ed accomodata da un po' di ordinato mobile, sembrava più orrida ancora, come grinza e laida vecchia che si affusola dei panni da sposa. Ad uno sgabellaccio presso al letto sedeva una donna sui quarant'anni, pallidissima in viso ed abbandonata, come l'infermo che si leva da lunga e mortal malattia. Un avanzo di antica bellezza si scorgeva ancora in lei, ed era il testimonio innanzi a Dio che non la mano del tempo ma quella dell'uomo l'aveva cancellata a metà. Lo sguardo però scintillava ancora di una forza vitale potente, quasi che quivi tutta l'energia dell'anima si fosse accumulata.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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Ildebrando Ildebrando Corrado Guaidalmira Gano Dio
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