Da sulle mura, il re da un lato comandava ai suoi di avanzar dentro per la breccia aperta da Baccelardo, e dall'altro, coperto di ampio pavese, ingiungeva ai Romani di arrendersi. Questi però fuggivano a collo rotto verso il Foro onde recare la spaventevole notizia ai primati che consultavano. Il popolo, il quale non si augurava di meglio, alza un prolungato grido di giubilo, dicendo: Viva il re! muoia Gregorio! E corre per essere primo a profferire obbedienza ad Enrico. Ma il console Cencio, che mutolo aveva lasciato fino allora accapigliarsi il senato, i patrizi ed i prelati, scoppia e dice: Vi affoghi la peste, poltroni, giacchè non valete altro che a dir minchionerie, lasciate fare a chi sa fare. Il nemico è dentro. Si è fatto quanto si è potuto per difendere, con tanti guai e tanto danno, questo testardo papa, se lo porti il diavolo! Volete che siamo sgozzati per lui tutti, la città sia data al sacco ed al fuoco dai Tedeschi? Restate pure ad eruttar sciocchezze costì, che io so bene quel che debbasi fare in questo momento. Voi monsignor di Arezzo, e voi monsignor di Modena, venite meco.
- E che fecero? Io comincio a tremare.
- Eccolo. Fecer da sezzo ciò che avrebber dovuto fare da principio. Si presentarono al re, il quale aveva fatta sfondare porta Toscana, e si avanzava nella città alla testa delle truppe schierate in ordinanza. Sopra un bacino di argento egli, Cencio, portava le chiavi d'oro di Roma. Lo precedevano due araldi ed un bandieraio con bianco pennone. Come Enrico li vide, fermò il cavallo; ed essi, piegando a terra il ginocchio, mormorarono: Piacciavi, o sire, di accettare le chiavi di Roma, e come i nostri forti antenati entrarvi da signore e da trionfatore.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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