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      Quegli che adesso è mio marito si arma contro il fratel suo che è l'inimico mio, colui che Iddio ci comanda di perdonare e di amare. Io ho perdonato a Gregorio VII. Io mi sono intenerita alla sua sorte da tanta altezza precipitato. Ho veduto il fiero vecchio deciso a morire di stento, ma saldo e altieramente nobile, con quella grandezza di convinzione che Iddio suol concedere solamente ai suoi eletti. Gli ho promesso che sarei venuta ad implorare il tuo aiuto, Roberto. Io non voglio che tu opprima l'uno per l'altro, che ti dichiari contro uno dei due fratelli; mai no. Sarei ingrata, sarei vituperevole. Voglio che ti rechi a Roma ad udire le ragioni di entrambi, e metta pace fra loro. È opera di carità che chieggo da te più che opera di valore. Mi appello in te più al cristiano ed al cavaliere che al guerriero. Non negarmi la grazia di questa tua temuta mediazione. Tu solo puoi stabilire l'equilibrio nelle cose dell'Impero e della Chiesa, e portare la pace in questa desolata Italia. Indi cercherò un chiostro dove morire dimenticata, e spero nella misericordia di Nostradonna dei sette dolori che lungamente non mi voglia lasciare allo spasimo di questa vita. Mi sento stanca, ho bisogno di riposo.
      - Alberada! e non speri tu dunque giorni migliori?
      - No, Roberto, perchè io non potrei più godere senza far misero altrui; perchè i giorni dell'illusione sono sepolti con quelli della giovinezza. Sol che sappia avventurosi te e Guiberto; sol che sappia felice il mio figliuolo Boemondo, la gemma dei miei pensieri! io non desidero di più. Il mondo mi ha maltrattata; perchè ambire rimanerci più lungamente?


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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