L'è tutt'uno: si muore sempre. Andiamo dunque, vediamo se codesti bianchi denti sanno fare ancora il loro ufficio.
- Ma a che pro? dimando io; in chi speri tu dunque, messere?
- In chi? mai nel diavolo, in Dio, nella forza degli eventi, nella gocciola d'acqua che fa straboccare il vaso, nel caso; insomma io spero in tutto, in tutti, e non spero più in alcuno. Solo per onor del mestiere non credo giunta ancora l'ora della resa. Ecco tutto. E poi davvero dunque gli uomini sono affatto birbi! E chi sa, quella povera figliuola di Alberada!... Mi dice il pensiero che poco fa noi la calunniavamo. Era così buona, così rassegnata.. no: non si dimenticherà così senza rincrescimento del suo vecchio Oddo, non fosse altro! Partì piena di una fiducia che sembrava inspirata da Dio. Mi si stringe proprio il cuore quando vi penso. Se non mi danzassero sessant'anni sul capo, direi che ne sono innamorato fradicio. Oh! sentite a me; mangiate: ella tornerà.
- Il mio partito è preso, Oddo. Domani mi vado a dare in braccio all'arcivescovo di Ravenna. Non sai tu che colui mi è fratello, messer conte?
- Lo so: me lo ha detto più di una volta Alberada.
- Ebbene, Guiberto è generoso - almeno lo era. Mi getterò in braccio a lui, ed onta sia a questo infame popolo romano che abbandona il suo padrone, onta a tutti i codardi re della terra, che sopportano l'umiliazione di colui che rappresenta il re dei re; e che è loro signor suzzerrino.
- -Ma davvero dunque voi volete commettere questa minchioneria?
- Chiamala come vuoi, Oddo, sono in dovere di farla.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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