La voce però era la sua; la carta chiudeva già in grembo; ed il consiglio di mantenersi fermo giungeva opportuno e gradito. Oddo cangia di un tratto il suo ultimatum.
Non è a dirsi se l'arcivescovo di Ravenna ed i caporioni dell'esercito di Enrico lo stessero ad attendere. Fu ricevuto per ogni attestato d'onore e di riverenza, come a tant'uomo convenivasi, e come coloro, prodi e generosi anch'essi, solevano verso chi la loro stima meritava. Oddo non si perdette in molte parole. Li ringraziò delle accoglienze cortesi e disse come egli non venisse già per cedere il castello, che avea avuto in consegna pel senato e pel popolo romano e che a costoro soli dovea rendere quando a lui, conte Oddo da Nemoli, sarebbe sembrata ora convenevole; ma per patteggiare la dedizione di papa Gregorio. Un lampo di gioia sfolgora nel volto a Guiberto. Di ogni passata ingiuria e di ogni durezza di Ildebrando e' si sentiva di già soddisfare. Risponde quindi che cedeva a tutte le condizioni onorevoli, col suo grado e con le rispettive posizioni conciliabili, e che ne rimetteva la proposta a lui stesso, conte Oddo da Nemoli, come colui che meglio d'ogni altro sapeva quali fossero i debiti di cavaliere e di soldato. Questo tratto di cortesia e di confidenza imbarazza Oddo. Uomo d'onore, egli conosceva fin dove le sue pretensioni potevansi estendere senza aver taccia di impudente o di sciocco. Dimanda perciò, prima di tutto, che, quanto si sarebbe convenuto rimetteva all'approvazione di Gregorio stesso - anche per aver modo di far leggere quel benedetto scritto datogli da Alberada.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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