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      Quella risposta dunque io non posso dare, perchè io sono onorato cavaliere, e non mi piace pescarmi giusto alla vecchiaia il caro epiteto di vituperato e di folle. Uditemi bene dunque: o cangiate proposito, ed io recherò a quei valenti baroni la ragionevole vostra intenzione, ovvero, e farete meglio, salite voi lassù dei merli e dite loro scomuniche, perchè io me ne lavo le mani come il conte Pilato.
      Gregorio fulmina di terribile occhiata l'ardito castellano, e senza aggiunger altro sale sulla torre, strappa il bianco vessillo, ed avvicinatosi al merlato lo precipita giù nella fossa lacerandolo, a vista degli araldi dell'oste che aspettavano risposta dal conte Oddo. Un grido di furore scoppia fra tutta la gente, che, guardando al castello, intorno adunavasi, ansiosa vedere una volta terminata una lite che di sì aspro governo travagliava la città. Gli araldi corrono al palazzo Laterano onde tenerne conto papa Clemente ed il consiglio dei baroni. Ma quivi e' trovano le cose già mutate. Imperciocchè un corriere del principe di Capua, giunto in quel punto, veniva a prevenire dell'imminente arrivo del Guiscardo. Quindi nulla più si badava alle spavalderie del cattivo Ildebrando.
      Roberto era aspettato, e dal dì che giunse Rolando già considerevoli apparecchi per debitamente riceverlo approntavansi. Non si pensava però ch'e' sarebbe venuto così tosto, nè che il principe Giordano gli avesse opposta così corta resistenza. Roberto calcolò meglio le sue mosse, e marciò sopra Roma anche più presto di quel che Alberada aveva promesso al pontefice.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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