Ed in effetti vi voleva ancora un tantino per l'alba, quando quei che vigilavano sugli spaldi s'avvidero di lui, e chiamarono alle armi.
Allo spuntare del sole già il Guiscardo spiegava la sua truppa verso porta Latina.
Noi non descriveremo per minuto i fatti di questo vigoroso assalto ed ostinata resistenza(42), per tema di fastidir quelli dei nostri lettori che non troppo bene se la dicono con la storia, e perchè ne abbiamo abbozzate veramente a sufficienza di battaglie e di opere di guerra. Basti dire, che Roberto Guiscardo, Sigelgaita coi Saraceni di Lucera cui aveva tolti a condurre, e Ruggiero, e Ben Hamed da un lato; e dall'altro Rolando, Ulrico di Cosheim, Guiberto, Baccelardo, e quanti abbiam veduti caldeggiare per Enrico, fecero miracoli di valore. Anzi Baccelardo e Guiberto, non paghi del travaglio che davano al nemico da star sulle mura, apersero porta Asinaria, oggi Lateranense, ed uscirono, per forte caricare i Saraceni ed i cavalli condotti da Ruggiero, altro figliuolo di Guiscardo. Quel fatto pose la gioia nel cuore di Roberto, che ormai vedeva i suoi vacillare; il Buglione sgomentò.
Roberto ordinò ai baroni calabresi ed ai cavalieri normanni serrarsi ad ordini spessi, perchè allora la cavalleria non formava mai più di una fila sola e rarissimamente due, non volendo, come signori, alcun combattere dietro l'altro; e si avanzò per pigliare la pugna. Il Buglione mandò più volte a scongiurare Baccelardo e l'arcivescovo che con lenta e combattuta ritirata rientrassero nella città. Ma questi, impegnati in caldo attacco, non potettero secondarlo.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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