La sua potenza visuale era ampliata. Egli vedeva tutti i singoli particolari di quel terribile dramma; vedeva dove l'aquila non avrebbe(44) più nulla distinto. L'anima esuberava. La sua tonica bianca si gonfiava e s'agitava sotto il soffio della tramontana, che aveva cominciato auretta e si era ingagliardita a turbina. Dorato, e calmo all'alba, il cielo si era andato a poco a, poco; caricando di rosso, si che sarebbesi detto un'aurora boreale. Tutti i comignoli di Roma, a quel riverbero, sembrano fiaccole immense che illuminano una città involta in un bianco sudario di nebbia come uno spettro che vien fuori da una tomba. Quella nebbia però si era a poco a poco anch'essa sminuzzolata a fiocchi, a sprazzi, a lembi che assumevano sotto l'azione del vento mille forme fantastiche, che grondavano sangue, così indorati come erano dal sole, e che cozzavano in cielo come gli uomini cozzavano sulla terra. L'aere rimbombava di un rumore indistinto, incalzante, vertiginoso come l'ululato di un mostro che agonizza.
Però Gregorio non badava al cielo, non badava alla natura. La terra lo attirava magneticamente, E' non diceva parola. La sua fronte si alzava serena; il suo volto per niuna commozione turbavasi, Oddo intanto correva su e giù lo spianato gridando: Miseri cittadini! Quale giorno doveva io vedere prima di morire! Nè meno costernata(45) di costui mostravasi Alberada, la notte precedente ammessa dentro. Ella neppure parlava, solo si torceva le mani, genuflessa, gli occhi ora rivolti al cielo, ora alla desolata città. Un rivolo di lacrime tacite le solcavano le guance.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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Roma Gregorio Oddo Miseri Alberada
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