E cosė questi miravano, al riverbero delle fiamme, Roma struggentesi in un nuvolo nero fumo che l'avvolgeva a volta a volta, e che pių spesso, spazzato dal vento il torbido velo, si mostrava nel suo pieno squallore col sole che infine, verso sera, placido e bello tramontava, indorando le cupole delle chiese. Quand'ecco che Alberada gitta un grido da spezzare il cuore, si alza sollecita, seco trascina Oddo malgrado di lui, e viene gių alla porta del castello.
IX.
Piacemi, cavalier, che Dio temendoPorta lo nobil suo ordine bello,
E piacemi dibonare donzelloLo cui destino č sol pugnar servendo.
GUITTONE D'AREZZO.
Due cavalieri, Roberto e Sigelgaita, cavalcavano verso il ponte San Pietro per isboccare alla porta di castel Sant'Angelo. Tutto ad un tratto odono alle spalle uno scalpito di due altri guerrieri che, a briglia sciolta, galoppavano. Immantinente Roberto, che andava dietro, volge la testa, per guardare chi fossero, e vedendo che l'altro gli accennava della mano di sostare, gira il cavallo e subitamente si trovano di fronte.
- Io sono Baccelardo, grida il cavaliero alzandosi con una mano la visiera dell'elmo. Roberto Guiscardo, fanciullo, nelle sale di Melfi, ti detti un guanto e ti consigliai a conservarlo perchč sarei venuto a ridomandartelo uomo. Ora tel ridomando; e qui, perchč il tempo č venuto, perchč lungamente ho ritardato, mi renderai ragione dell'infame vitupero che facesti alla tua donna Alberada.
Baccelardo, dopo essere stato cosė pesto e disarmato, rigettato dentro dall'onda dei suoi che vi cercavano tardo scampo, aveva fatti novelli sforzi, e con cento opere di valore tentato cacciarne l'oste normanna.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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