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      - Baccelardo, ecco il tuo guanto, egli dice. Gli è però mestieri che sappi io non battermi più per una causa di cui Iddio mi ha fatto conoscere l'ingiustizia. Va dunque. in nome dei santi, perchè mi dorrebbe farti male..
      - Ti credo, risponde Baccelardo; ebbene, giacchè confessi che indegnamente facesti vitupero alla contessa Alberada, io ti apprezzo per quel nobile cavaliero che sei. Battiti quindi meco per gli Stati del padre mio, che infamemente usurpasti ed infamemente ritieni.
      E così favellando gli toglieva dalle mani il guanto, cui dava a custodire a Guaidalmira, si calava la visiera, e ritraendosi metteva in resta la lancia per dar principio al combattimento.
      Fu allora che Alberada, dall'alto della torre li vide, e riconosciutili dalle divise, trascinandosi furiosa il conte Oddo alla porta, lo costrinse ad aprire, e si fece metter fuori.
      Sventurata! quale fatalità la trascinava!
      Non appena ella fu alla testa del ponte, all'altra banda del quale quei due furibondi battagliavano, che di voce affannata si pose a gridare:
      - Arrestatevi, arrestatevi, in nome di Gesù Cristo!
      A quella voce Sigelgaita si volge, Sigelgaita che fredda, impassibile, taciturna come le statue che si mettono sopra i sepolcri, vedeva affrontare suo marito e suo nipote, ed impegnare una pugna dalla quale uno solo o nessuno doveva tirarsi vivo. In un baleno Sigelgaita si gitta allora da cavallo come una furia. Corre ad Abelarda, l'abbraccia per un amplesso da soffocarla, da cacciarle nei reni le dita delle manopole di ferro, la trascina, la gualcisce, la contorce, la difforma, le fa scricchiolare tutte le membra, l'arruffa come un cencio - e tutto in un attimo, di un solo moto - si accosta ai balaustri del ponte, appoggia sul petto di lei il suo mento, la spezza in due nella spina, e la precipita nel Tevere.


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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano
1864 pagine 522

   





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