Ho comandato ai miei capitani di raggranellare la truppa sparpagliata. Ridotta agli ordini, voglio andar via da me, con volontaria e decorosa ritirata, prima che sia costretto a fuggire come cacciato e come vinto.
- E così poco doveva dunque durare il trionfo d'Israello? mormora Gregorio alzando gli occhi al cielo.
E Guiscardo:
- Io non so, santo padre, se Israello abbia trionfato per poco; so che del trionfo ha abusato. E da lunga sperienza conosco, come la vada sempre così, dove menomamente si rallenti la briglia al soldato. Noi non ci riconcilieremo mai più questo popolo.
- Vorreste dunque lasciarmi in mano ad una plebe rivoltata, corriva al sangue ed alla vendetta, messer duca?
- Io no. Io penso invece che vi condurreste saviamente, santo padre, a venir meco, e dare eterno addio a questa città: perchè voi, anche per lo innanti non ben gradito, ve ne avete distolto l'amore per sempre.
- È impossibile!
- Udite per poco come essi gridano, morte a voi ed a me, santo padre. Qui comincia a far caldo seriamente. Voi siete uomo di giudizio per comprendere ciò che vi convenga di fare. Io vi protesto chiaro che, fra due ore, sarò fuori le mura di Roma; perocchè io ho ancora da dar conto della vita dei miei soldati, ed essi riposano sul mio senno e sul mio onore. Partirò.
- E dovrei dunque esiliarmi, o meglio, mi esilieranno da Roma i miei vassalli, nel punto proprio che io li aveva sottomessi?
- Questo è l'errore, beato padre. Essi non sono sottomessi di niuna maniera; e ne sia prova i battaglioni che si vanno armando e rinforzando per pagarci a misura di picche e di pugnale del gastigo che abbiamo loro inflitto a misura d'azze e di lancie.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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