Ma sopra tutto, i figli d'Italia persuadete che si leghino fra loro, e giogo di despoti e vituperio straniero non sopportino. Voi non avete più che farmi. Vi ringrazio delle cure che mi prodigaste; ma più che me, ora la Chiesa ha bisogno di voi. Andate, figliuoli, ed in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo vi benedico.
Tutti quei circostanti, caduti in ginocchio, gli baciano la mano, e bagnati da molte lagrime, ed oppressi da sincero dolore partono.
Non partì già Ugo Candido, non Guaidalmira.
Era il dì 25 maggio. Il languore di Gregorio toccava gli estremi, ed uno stravaso di linfa al petto ne rendeva difficile la respirazione, gli impossibilitava restare nel letto. Lo avevano perciò adagiato sovra gran seggiolone e collocato presso ad una finestra, perchè desiderava vedere l'ultima volta il sole che tramontava nella placida ed azzurra marina. La finestra gli gittava un'onda di luce dal petto alle gambe, ed imporporava la bianca tunica che lo covriva. Ma un rosone a vetri colorati, praticato sulla finestra stessa, dando passaggio ai raggi del sole, gli circondava la testa e la bianca barba di luce così viva e così varia, che, al contemplarlo da lontano, sembrava nuotasse in una conca d'iride, e scintillasse del fulgore celeste dei cherubini. Ai suoi piedi era genuflessa Guaidalmira, che, la fronte piegata nelle mani ed appoggiata allo sgabello dei piedi di lui, pregava, straziata da dolor muto. Da un lato del seggiolone, delle braccia conserte sul petto, in piedi ed immobile si vedeva il cardinale Ugo.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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