Ora egli muore! Dopo tanti anni di lutta muore senza aver vinto, senza esser compianto da altri che da oscura donzella, senza essere amato da alcuno, lasciando al mondo tre legati funesti - la quistione delle investiture, la rivalità dei papi e dei re, e la folle e fatale impresa delle crociate! Egli però, allucinato come fosse, agì sempre sotto l'ispirazione della convinzione e di una lucida e decisa coscienza. E ciò basti per lavarlo d'ogni peccato, mondarlo da tutti i mali che originò.
Egli muore! Dopo una vita di combattimento sperava morire tranquillo e sereno come il giorno che vedeva declinare sull'immensa marina; ma l'ultima sua ora fu travagliata dalle idee del passato, dallo sdegno inesorato degli uomini. Muore, e l'ultima idea ad abbandonare quel capo che si era levato il più alto su tutta la terra, l'ultima idea che funestò quell'anima, la quale aveva abbracciato la rigenerazione dell'universo, è che i suoi nemici trionfano, che Guiberto ed Enrico sopravvivono padroni del campo, ed egli non si è vendicato.
Il re dei re è un'attestazione, non un fatto.
Requie, o grand'uomo, i tuoi nemici non saranno meglio avventurati di te!
Alcune settimane dopo, una giovane faceva chiamarsi la badessa delle benedettine di Roma, e dopo lungo colloquire, era ammessa a vestir l'abito in quel chiostro. Vi visse due anni di penitenza e di rassegnazione, poi vi morì di languore, per sfinimento d'animo, in concetto di santa. Era Guaidalmira.
Guiberto ritornò a Roma donde or cacciato, ora ammesso, da molte città e popoli riconosciuto vero pontefice, da molti altri scismatico, sempre tribolando i papi, per grossa somma di danaro vendè ad Urbano II la libertà di castel Sant'Angelo e palazzo Laterano, che ancora per lui tenevansi con forte presidio, e nel 1100, assediato dalle truppe di Pasquale II in un castello vicino Alba, dove erasi rifugiato, morì repentinamente, non senza sospetto di veleno; sempre fermo, sempre generoso e più soldato e brillante principe che sacerdote.
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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