E sì dicendo si gitta addosso al vecchio monarca, gli svelle dalla testa la corona, lo forza a discender dal trono, e lo spoglia del mantello di porpora e degli ornamenti reali. Enrico frattanto, alzando terribile la voce, grida:
- Dio! vedi la condotta di costoro. Tu ci fai sopportare la pena dei peccati della giovinezza; tu ci sottometti ad ignominia che giammai re non patì innanti di noi. Ma costoro che hanno violato il sacramento che a noi li legava, costoro non isfuggiranno all'ira tua, tu li punirai - tu li punirai come punisti l'apostolo che tradì il suo maestro.
Gli arcivescovi disprezzarono le minaccie, e ritornarono al figlio di lui per consacrarlo. Il vecchio Enrico frattanto si rinchiuse in Lovanio. Bentosto i suoi amici in folla gli si raccolsero intorno, e gli promisero il loro aiuto per ricuperare la svillaneggiata autorità. Formarono ancora poderoso esercito; il padre ed il figlio marciarono l'uno contro l'altro, e nel primo scontro il figlio fu battuto e volto in fuga. Ma avendo questi, il giovane Enrico, raccozzate le sue truppe, le riconduce al combattimento. In questa seconda puntaglia il vecchio è vinto. Caduto in potere dei suoi nemici, egli è tradotto al cospetto di suo figlio.
In una lettera ch'egli dirige a Filippo, re di Francia, intorno a quell'epoca 1106, si esprime così:
«Appena lo vidi, toccato fino al fondo del cuore di dolore altrettanto che di paterna affezione, io mi gittai ai piedi di lui, lo supplicai, lo scongiurai in nome di Dio, della sua fede, della salute della sua anima, che anche quando i miei peccati avessero meritato che io fossi punito dalla mano di Dio, si astenesse egli almeno di macchiare, facendomi vilipendio, la sua anima, il suo onore ed il suo nome: imperciocchè giammai alcuna sanzione, alcuna legge divina eresse i figli vendicatori delle colpe dei padri!
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Il re dei re
Convoglio diretto nell'11. secolo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Daelli Milano 1864
pagine 522 |
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