I contadini ritornavano dalla campagna bagnati fino all'osso. E' si avviluppavano nei loro mantelli corti e stretti, detti cappuccio, di panno bianco sporco, il beschetto ribattuto sul volto. Portavano sul dorso la zappa e l'accetta ed un ramo di legno, mentre le loro femmine, la gonna rimboccata fino al ginocchio, senza calze, portavano sul capo la culla di un figliuolo o una manata di sterpi. I pił ricchi si menavano innanzi un asino magrissimo, carico di legna raccolte alla foresta, che si vende ai borghesi per qualche soldo. I pił miserabili si tiravano dietro una nidiata di bimbi e di bimbe sporchissimi, tutti rossi dalla fatica o dal freddo, carreggiando ciascuno il suo piccolo ciocco, le figliolette i piedi nudi, come la madre, i garzoncelli calzati di un pezzo di cuoio, incordato attorno alla gamba, che proteggeva la metą davanti del piede e lasciava a nudo i talloni. Li si chiama scarponi.
Tutte quelle povere genti, passando di presso al muro del giardino, salutavano umilmente il borghese che vi passeggiava, con un: Sia lodato Gesł e Maria! Ma quel borghese, distratto, il mento affondato nel petto, non rispondeva al loro saluto.
Don Diego Spani era un uomo di una quarantina d'anni, forte, alto, trascinando delle grosse scarpe con fibbia di ferro ed una cattiva giubba che gli ballocciava sul ventre. Indossava calze nere, brache di velluto di cotone, al collo un collare di cartone coperto di stoffa azzurra, orlato di bianco, un corpetto a bottoni di ferro imbrunito. La sua giacchetta di panno bleu era stata fabbricata e cucita in casa della lana filata da sua sorella.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Sia Gesł Maria Diego Spani
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