Il martello della porta scoccò tre colpi. L'orologio della chiesa suonò un'ora e mezzo. Il fratello e la sorella si guardarono negli occhi, come se arrivasse qualche cosa d'insolito e di straordinario.
- A quest'ora! disse Bambina.
Don Diego si alzò ed andò ad aprire.
- Buonasera a vossignoria, don Diego, disse entrando il famigliare della Curia (la cancelleria del vescovo). Vi porto una lettera del segretario di monsignore.
- Date qui, disse Don Diego prendendo la lettera. Vi occorre risposta?
- Non mi han detto nulla.
- Entrate, mastro Prospero, gridò Bambina. Che io vi versi un bicchiere di vino.
- Mille grazie, donna Bambina, rispose il famigliare, cioncando due bicchieri mentre Don Diego leggeva la lettera.
- No, disse questi: non vi è risposta a dare.
- Buona notte alle signorie vostre, disse il famigliare, e partì.
Don Diego richiuse la porta, poi ritornò a sedersi a tavola senza fiatare.
- Che vogliono dunque? chiese Bambina.
- Leggi e capisci se puoi, rispose Don Diego porgendole la lettera.
Bambina prese il foglio episcopale e lesse a voce alta:
/* "Signore reverendissimo, */ "Sua Eccellenza Reverendissima monsignor di Policastro v'invita a passar domani al palazzo episcopale, dopo la messa, a quattordici ore, avendo talune cose a comunicarvi personalmente.
Di V.a S.a Riv.
Umilis. e divot. servitoreIl segr. ALBINIO CASALE.
- Hai tu compreso? dimandò Don Diego.
- Ciò non può essere un disastro, sclamò Bambina. Tu non hai fatto nulla.
- Ciò non può essere un favore, replicò Don Diego. Io non ho domandato nulla ed ho meritato così poco.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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