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      Io ho avuto il coraggio di sorridere, per non attristarla, quando il dolore e l'oltraggio mettevano a soqquadro l'anima mia. Breve, monsignore, questa figliuola è la mia anima. Il cielo non ha un cherubino più puro e più bello di Bambina.
      Monsignor Laudisio aveva appoggiato il suo cubito sul braccio del seggiolone, il suo mento nella mano, ed ascoltava attentamente il prete, esaminando l'espressione illuminata di quella figura. Un'aria sarcastica svolazzava sul volto del vescovo.
      - Tutti i preti della mia diocesi, disse infine il vescovo dopo un momento di silenzio, hanno delle ganze. I più onesti ne hanno due, - senza contare le cugine, le cognate, le religiose dei conventi. Io ho fatto tutto ciò che un vescovo, un ministro della polizia, un capitano di gendarmeria, un procuratore reale potevano fare per riformare questi infami costumi. Li ho interdetti. Li ho messi in prigione. Li ho relegati nei conventi a far penitenza. Li ho fatti mandare al bagno. Li ho ingiuriati dall'alto del trono della chiesa. Non sono riescito. Non mi resta che non aver più dei preti, se voglio averli morali. Un solo, in mezzo di questo branco immondo, si è preservato da ogni sozzura: voi!
      - È vero, monsignore.
      - Voi siete giovane, nondimeno, voi siete robusto. Le occasioni non vi sono mancate. Voi non avete nè cause, nè ragioni apparenti per condurvi differentemente degli altri.... Volete voi spiegarmi l'eccezione?
      L'osservazione del vescovo era strana, ma profondamente giusta. Non si fa violenza alla natura quando le si può dare impunemente libero sfogo, quando non si è sotto l'imperio di una legge, di un bisogno; di una volontà superiore all'istinto.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





Bambina Laudisio