Don Diego, orbo delle delizie e delle leziosaggini del mondo, aveva riportata tutta la sua tenerezza cumulata sulla testa di questa piccola sorella. Aveva avuto per lei l'inesauribile attenzione di una madre, la camerateria di un fratello, l'amore ponderato e previdente di un padre. Questa triade d'amore - o per meglio dire questa triplice faccia dell'amore - sviluppando più precocemente la giovinetta al morale, aveva prolungato la durata dell'impronta infantile delle forme.
Naturalmente pallida - pallida altresì per la crescenza subita e di un sol getto - Bambina mostrava in apparenza la mollezza di una convalescente, piuttosto la neghianza di una giovine religiosa sprofondata nell'ozio. Le sue labbra rosse, pertanto, un po' rilevate agli angoli, un po' carnute davanti e ripiegate di fuori, annunziavano che la non era malaticcia e che non aveva la constituzione ascetica. Le sue grandi palpebre velavano sovente il bagliore delle sue pupille e le davano l'aria di una Vergine. Ma allorquando ella le rialzava, quelle trasparenti e bianche palpebre, i suoi occhi prendevano la petulanza di una baccante.
I suoi grandi occhi grigi, a filetti azzurri, potevano assumere a volontà, secondo l'animazione o la calma interna, il vellutato dell'amore, l'ardore del desiderio, la dolcezza dell'innocenza, il provocamento della cortigiana. Bambina poteva essere, con uno sguardo, un cherubino o una Driade, un giovine collegiale o un paggio corrotto, avere l'impertinenza delle marchese di Boucher o la purità serafica delle madonne di Filippo Lippi.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Diego Vergine Driade Boucher Filippo Lippi
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