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      - Benissimo, benissimo, mormoravano gli altri noccolando la testa; gli è indegno, al contrario. Cosa ha egli fatto al postutto codest'uomo? Se i gesuiti vengono a ficcare così il naso nelle nostre case e gli occhi nelle nostre coscienze, malgrado nostro, alcuno non è più sicuro del suo domani. In conclusione chi ha a lamentarsi di quel povero diavolo?
      - Gli è vero! rispondevano alcuni, - i liberali.
      - Via dunque! un uomo orgoglioso che ci rendeva i suoi saluti e le sue parole come se fossero pan benedetto! che aveva sempre sulle labbra un ghigno di disprezzo per tutti! Lo si sarebbe detto un intendente, un marchese, codesto figlio di mastro Tommaso.
      - E' non si tratta di codesto. Trattasi di sapere con qual diritto un vescovo gitta un povero prete sul lastrico a crepare di fame, senza cause reali, senza neppur l'apparenza di un delitto. Perchè, di che lo si accusa insomma?
      - Ma! rispondeva l'arciprete, io l'ho detto a monsignore che mi ha fatto l'onore d'interrogarmi sulla condotta di questo ecclesiastico. Sua Eccellenza però ha risposto: Non mi parlate giammai di un uomo empio verso Dio, ribelle verso il re.
      - Non vedete voi dunque che v'è della politica lì sotto?
      - E monsignore mi ha dato ad intendere, continuava l'arciprete, che v'era altro di ben più grave e più immorale ancora. Egli sembra che in casa Don Diego Spani si passino delle cose.... Capperi! che non si dice di noi altri, i quali nonpertanto non ci nascondiamo di esser uomini e che abbiamo delle amiche a vista e saputa di ognuno?


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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