Vi sono delle circostanze in cui il despotismo si benedice!
Si giunse a Napoli la sera. Il cocchiere depositò le sue vittime in una locanduccia del Pendino.
Un'ora dopo, il barone di Sanza stringeva la mano del suo compaesano.
IV.
Un benvenuto! che non vale neppure un vatti a fare impiccare!
In Francia, un prete interdetto se ne va a Parigi, e quivi egli è ancora un uomo, un cittadino. Al momento in cui scrivo, vi sono in quella capitale più di ottocento cocchieri di fiacre ex-preti, senza parlare di coloro che trafficano alla Borsa, sono impiegati come garzoni nei caffè, domestici nelle case mobigliate, commessi qua e là e segugi di polizia. In Francia, la dignità dell'uomo è sua mercè, sua proprietà: può conservarla, abbassarla, insozzarla, venderla. A Napoli, non era così in sul finire del 1846. L'uomo non si apparteneva: egli era alla polizia, che l'allevava, lo istruiva, lo contaminava, lo spezzava, lo uccideva senza responsabilità, senza render conto dell'opera sua alla società.
Don Diego Spano si era recato a Napoli. Monsignor Laudisio aveva annunziato quest'arrivo al ministro della polizia con un rapporto particolare, il quale si riassumeva in questi termini:
Uomo pericoloso, ateo, ex-carbonaro, mazziniano, capace di tutto, uno dei capi della Giovane Italia. Da sorvegliare, da comperare se può esser utile, da neutralizzare ad ogni costo. Sa cose che bisognerebbe strappargli; o ridurlo al silenzio con tutti i mezzi.
Il ministro conservò per lui questa santa denunzia e dette qualche istruzione al Prefetto.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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