Infine, perchè sei tu partito da Lauria, innanzi tutto?
- Perchè non avevo più nulla a fare in quel paese, ed io ho bisogno di fare qualcosa; perchè quel soggiorno non mi era più possibile, dopo la mia disgrazia.
- Insomma, che cosa vieni a fare qui?
- Cercare un posto e del pane. Io sono pronto a tutto. Procurerò di apprendere, se mi chiede cosa che io ignori.
- Quando si sloggia, vendendo tutto ciò che si ha nel paese ove si è nato, si ha uno scopo. Quale è codesto tuo? Rispondi categoricamente.
- Vorrei darmi all'insegnamento.
- Per far ciò, occorre il nostro permesso, che noi non accordiamo, ed il permesso dell'arcivescovo e del presidente della pubblica istruzione, monsignor Apuzzo, che lo rifiutano agli empii.
- Vedrò allora di collocarmi come segretario presso di qualche persona.
- Noi l'impediremo, dando sul tuo conto dei cattivi ragguagli.
- Mi procurerò un impiego come potrò, continuò Don Diego, cominciando a turbarsi.
- Lo Stato non nudrisce i suoi nemici, li schiaccia. Noi respingiamo i carbonari.
- Potrei domandare di scrivere in un giornale, almeno?
- E quale? Non vi sono giornali qui, anzitutto. Se qualcuno ne apparisce, se qualcuno alligna, esso è nostro; e noi ci opporremo. Quali dottrine possono professare gli atei ed i demagoghi? Va poi a fregarti con Scrugli e con Ruffa - due convertiti.
- Ebbene, cercherò di trafficare di una piccola industria.
- Io non ti accordo la patente.
- Procurerò in questo caso di entrare come commesso nel commercio, come prefetto in un liceo, in un seminario.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Lauria Apuzzo Don Diego Stato Scrugli Ruffa
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