Gli è un uomo fuori classe quello lì. Doveva essere prefetto di polizia: se n'è fatto un vescovo.
- Il vescovo non ha assorbito il prefetto di polizia, osservò Don Diego.
- Ebbene, figliuolo mio, ripigliò Don Domenico, giuocherellando col curadenti, io non so proprio, io non so assolutamente che fare per voi. Voi siete povero....
- Poverissimo, interruppe Don Diego.
- E ciò che è peggio ancora, soggiunse l'impiegato, voi sembrate aver del merito, della dignità e dell'ambizione.
- Dell'ambizione propriamente, no, rispose Don Diego. Ma io ho bisogno di vivere e di dare a vivere a mia sorella.
- Diavolo! voi siete afflitto ancora di una sorella?
- Sì, sclamò Don Diego: potrei quasi dire di una figlia.
- Che età ha dunque vostra sorella?
- Non ancora diciotto anni.
- È dessa bella?
Don Diego guardò il suo interlocutore di un'aria malcontenta, esitò a rispondere, poi disse, sospirando:
- È bella come la Vergine Maria, e pura come ella.
- Diavolo! diavolo! incalzò Don Domenico; ciò complica la situazione....
- E triplica la spesa, soggiunse Don Diego, ghignando.
- È dessa maritata, vostra sorella?
- No.
Don Domenico restò qualche tempo a riflettere, poi proruppe:
- In fede mia, no: io non posso nulla fare per voi. Di un cattivo prete, toccato dalla Grazia ed inscritto al Gran Libro, si può ancora, a peggio andare, tirare un vescovo, un monsignor romano, un canonico, un abate. Ma voi avete su di voi gli occhi della polizia e siete povero. Accomodate ciò, se potete.
- L'è proprio così, sì: sorvegliato, pitocco, e non un amico.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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