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      - Oh! gli amici poi non si scontano al Banco di Napoli, e non se ne trovano che per averli a pranzo o per farsi mettere a male. Il migliore amico di questo mondo, mio caro, è il re....
      - Fosse anche un travicello?
      - Fosse anche un re a Statuto, purchè impresso alla zecca su delle rotelle di argento e d'oro.
      - In questo caso, sclamò Don Diego, io sono sans-culottes.
      - Se voi aveste solamente sei poveri mille ducati!
      - Una miseria! che!
      - Gli è che monsignor Cocle, dappoi che egli ha quella piccola Passaro, diviene un baratro spaventevole. E' non trova mai che basti.
      - Un confessore di re? pensate mo! Allora?
      - Ebbene, dei sei mila ducati, tre mila a monsignor Cocle, due mila a Sua Eccellenza, il mio ministro, e mille per il vostro umilissimo servitore. Gli è per un boccone di pane! E' mi rubano, quei briganti tonsurati. Almeno se mi lasciassero le mani libere! Se quei maledetti vescovi morissero almeno presto! Ora i miei superiori cominciano perfino a trovare la mia mercanzia un cotal poco punticcia. C'è per dio da disgustarsi del mestiere.
      - E se io trovassi codesti sei mila ducati? domandò Don Diego.
      - Ah! per tutti i santi! procurate di averli e fate presto. Un'occasione superba, in questo momento. Il vescovo di Teramo è morto d'indigestione, disse egli. Il suo posto è a riempire. Il vescovado rende quattro mila ducati l'anno, forse anco cinque mila, rinfocolando un po' la religione. Potete inventare una madonna che guarda bieco che piange.... Insomma, un poco più della rendita di un anno, e voi sarete patta.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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