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      Don Diego si trovò, senza saper come, nella Villa Reale, assiso sul muro che corre sul mare. La sua testa era abbattuta, le gambe penzolavano, le braccia s'incrociavano sul petto: meditava e piangeva. Sentì le sue guance molli a sua insaputa, quando il tramonto lo fece avvedere che era colà da parecchie ore. Si levò allora, passò le mani sul volto, che si addolcì.
      Aveva egli risoluto il suo problema?
      Bambina fu stupita a veder suo fratello quasi gaio. Mangiò molto, e si divertì a far delle pallottole di mollica di pane, pensando Dio sa che. S'informò di Don Tiberio e scherzò su i suoi vicini. Infine condusse sua sorella ad udire la musica innanzi al palazzo reale e la ricondusse in carrozza dopo averle fatto bere un sorbetto della regina. Bambina gli disse:
      - Come dunque? tu mi vizii adesso?
      - Ti do una ricompensa prima di dimandarti un sacrifizio.
      - Vedete un po'! E qual sacrifizio don Agamennone degna dimandare a donna Ifigenia?
      - Domani tu andrai a confessarti.
      - Oh! oh! scoppiò Bambina ridendo. A confessarmi!
      - Che vuoi, piccina mia? Siamo a Napoli: ciò è alla moda. Bisogna far dunque come tutti fanno.
      - Ed ove andrò a confessarmi, di'?
      - Dai gesuiti, dal loro confessore in voga, al padre Piombini che spilluzzica le anime di tutte le dame del gran mondo napoletano.
      - E cosa occorre dire a quel rigattiere di cenci d'anime?
      - Tutto ciò che ti passerà pel capo. Ma trattasi meno di dire che di lasciar parlare ed ascoltare. Resterai dieci minuti sotto l'alito fetido di quel monaco che t'insozzerà il viso.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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