Il suo imbarazzo a rispondere non durò che un attimo. Tutt'altri, meno intelligente di Don Diego, non se ne sarebbe avveduto.
- Io? sclamò Don Lelio, voi mi dimandate ove io attingo le mie inspirazioni? Ditemi anzi tutto, voi, da parte di chi venite qui, che specie di uomini sono coloro che vi hanno raccomandato a me ed introdotto in casa mia?
- Io non ne conosco che uno, rispose Don Diego: il barone di Sanza, mio compaesano.
- Rispondete voi di lui?
- Io arrivo di provincia.
- Egli ha risposto di voi, nondimanco!
- Suo padre, il conte di Craco, che mi conosce dall'infanzia, gli avrà forse scritto di aiutarmi.
- Voi siete dunque ben sospettoso, o, se meglio vi piace, ben prudente, per non osare rispondere apertamente del barone.
- Io non dico ciò, al contrario! sclamò Don Diego allarmato. Ma rispondere di che?
- Di che! ghignò Don Lelio. Ebbene, poichè noi ci conosciamo sotto la guarentigia del barone di Sanza, restiamone lì, e non cercate indovinare il senso e lo scopo di ciò che io vi dirò e cui voi comunicherete ai miei collettori. La nostra posizione è complessa. Una parola imprudente, ed ecco messo su uno svegliarino che non si sa più dove si fermerà. I miei sotto appaltatori non sono tutti dello stesso colore. Se io ne avessi racimolato un mazzetto di giacobini, il prefetto di polizia avrebbe aperto gli occhi e le orecchie molto più che nol fa attualmente.
- Comprendo anche ciò, disse Don Diego.
- Che fortuna! riprese don Lelio celiando. Ora, come noi non sappiamo la rivoluzione che si opera nell'animo di quella gente, ogni giorno, sotto il soffio di tante cause e di tanti agenti diversi, egli è prudente, mi sembra.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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