Suo padre aveva servito nell'esercito del principe Eugenio, vicerè d'Italia, e lui, Alberico, aveva rappresentato il duca di Modena presso la Corte di Vienna. Una catastrofe aveva provocato la sua ritirata forzata dal mondo e la sua vocazione obbligata di entrare nella Compagnia di Gesù.
Giovanissimo, aveva sposato una damigella più attempata di lui, ma di una bellezza meravigliosa. La madre della giovinetta era una camerista tedesca della duchessa di Modena, ed il padre era, susurravasi, una società anonima di cui Francesco IV passava per gerente responsabile. La fidanzata portò in dote il brevetto che nominava il conte Bonvisi ministro del duca a Vienna.
La civetteria è la compagna indivisibile della bellezza. L'onestà si guizza talvolta nel corteggio di questa regina per diritto divino, ma vi occupa di rado il primo posto. La contessa Bonvisi, partendo per l'Austria, obbliò di farla imbaulare, codesta onestà, nei suoi bagagli. Ond'è che ella ebbe alla Corte e nella città buon numero di avventure, e fece scandalo, anche accosto dell'arciduchessa Sofia.
Per isventura, il conte Alberico amava sua moglie, ed era geloso. Provò di correggerla e di non più amarla. Non riescì.
I successi inebriarono la contessa e la resero audace. Ella disputò all'arciduchessa il duca di Reichstadt ed il barone Jellachich. L'arciduchessa s'irritò e ottenne di non più fare invitare il ministro del duca di Modena al burg. Il cordoglio del Conte Alberico non ebbe più limiti. Cadde ammalato.
Il suo medico era un amico, un olandese, a cui il conte Alberico non celava le sue miserie.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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