Ebbero anzi parecchi colloqui su questo soggetto, non senza profitto. Il conte raddoppiò di poi il suo affetto per la moglie. Egli fu indulgente; ella cessò di cacciare nelle riserve arciducali. L'accordo si stabilì sur un equilibrio di gherminelle permesse al marito e di gherminelle tollerate nella moglie, come una necessità di posizione. E tutto andava pel meglio, quando il rumore si sparse che la contessa Bonvisi era tocca da una malattia di petto complicata da una bronchite. L'amore del conte sembrava più violento che mai. Egli vegliava tutte le notti sulla sua donna, respingendo qualunque aiuto straniero per un così sacro ufficio. L'era commoventissimo. Tutta Vienna ne parlava. La contessa prometteva a suo marito una riforma sincera e riconoscente, se guariva. Ma, una notte, una circostanza la colpì.
Era assopita. Il conte la credette addormentata. Il piccolo rumore di una carticina gualcita le fece aprire gli occhi. La contessa vide suo marito disuggellare una cartellina, versare sulla pezzuola di batista una polvere di cui ella non distinse il colore, avvicinarsi al letto e presentare la pezzuola alla bocca di lei. Respirando ella doveva aspirar naturalmente la polvere stessa sul mocicchino. Era la prima volta che suo marito si addiceva a quella manovra medica? La contessa nol sapeva. Per questa volta, la si contentò di fingere di dormire e di voltarsi dall'altra banda. Ma l'indomani ella scriveva a sua madre: "Vieni, ho paura di essere stata avvelenata." L'ex-camerista mostrò la lettera di sua figlia al duca.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Bonvisi Vienna
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