Il segreto della forza e della persistenza maravigliosa del gesuitismo, è semplicissimo: la Società, lungi dal soffocare, lascia lo slancio libero all'esercizio delle capacità. Segue ciascuno la sua vocazione. La Società non dimanda che ciò che ciascuno può dare col minore sforzo e con la maggiore precisione ed efficacia possibile. Ora, d'ordinario, si fa sempre bene ciò che si ama fare, e non se n'è mai stanco. I gesuiti che han tradito la Società sono rari, per la ragione che la Società diede soddisfacimento alle loro inclinazioni.
Il P. Piombini era bel parlatore, conosceva il mondo, aveva bazzicato nelle corti, era nobile, era abile nel maneggio degli uomini e degli affari. La sua parte era dunque bella e tracciata; ei se la tracciava da sè stesso: la predica e la confessione sur un gran teatro. Napoli essendo la città più considerevole d'Italia, il P. Piombini fu installato nella casa di Napoli. La Società non si mostra severa ed esigente che con i mediocri: gli uomini fuori linea vi sono padroni e la loro potenza si puntella e soffulce di tutta la forza passiva dei loro confratelli.
Il P. Piombini non avrebbe violato in nulla l'armonia generale dell'ordine, se non avesse avuto la passione fatale delle femmine. Si limitarono a raccomandargli la prudenza e lo si lasciò libero. Ora, la prudenza era facile in uno stabilimento che occupa un paio d'ettari di suolo nel cuore della città, forato di una dozzina o due di uscite secrete, un quadrato in un'isola fitta di case, in una città di un mezzo milione di abitanti, mal rischiarata la notte, con una polizia compiacente per tutto, tranne pel liberalismo, dai costumi facili e liberi, dallo spirito timorato, senza alcun organo di pubblicità, sottomessa come schiava all'autorità clericale, complice e sostegno dell'autorità reale.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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