Forse taluno credè riconoscere, sotto un travestimento laico, per una notte silenziosa alle ore avanzate, il padre Piombini, uscendo o entrando nei dintorni del Gesù Nuovo. Ma come assicurarlo? Ond'è che ognun si taceva o si comunicavano il sospetto dall'orecchio all'orecchio.
Quanto il resto, il reverendo padre era irriprovevole. Egli accettava la Società tale quale era. E' non trovava nulla a ringiovanire, a riformare, a rischiarare, a rilevare, a democratizzare, come il suo intimo amico, il padre Buzelin, che rappresentava la Società a Parigi. Egli era conservatore per indifferenza. Lavorava per spandere l'influenza morale della Compagnia, aumentarne la ricchezza, moltiplicarne i membri, soggiogarle la potenza laica. In parecchi negoziati, sopra tutto in occasione della famosa captazione dell'eredità del marchese Mascara e della morte dei tre ultimi eredi di costui in due mesi, il padre Piombini aveva spiegato una capacità meravigliosa. In parecchie contestazioni con la polizia e con la corte, il padre Piombini aveva ridotte le querele al silenzio, sopratutto quando si trattò di togliere ai reverendi padri la censura dei libri, perchè.... troppo liberali!
Quando il padre Piombini predicava, l'immensa chiesa del Gesù Nuovo rigurgitava di tutto ciò che la città contava di più eminente per nascita, ingegno, posizione sociale, ed egli incantava gli spettatori a causa dell'assenza completa di teologia dai suoi sermoni e dell'audacia delle sue vedute sociali. La Società brillava e dominava, mediante lo splendore di quest'uomo.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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