- Avete voi fatto il vostro esame di coscienza, sire?
- No.
- Io vi ho lasciato in istato di grazia ieri sera, a dieci ore. Ma la notte, sire, il diavolo va intorno: i cattivi spiriti scaricano sopra di noi le loro emanazioni pestifere; nel sonno, l'anima non è in guardia; la carne regna; le tenebre maculano.... Vogliate, sire, prepararvi un istante. Infrattanto io riconcilio il mio vecchio penitente ch'è colà, e gli do l'assoluzione.
Il re, obbediente come un fanciullo, andò ad inginocchiarsi ad un inginocchiatoio in un angolo del salone, e Don Domenico Taffa s'inginocchiò ai piedi del vescovo.
- Ascolta, disse monsignor Cocle a voce bassa. Tu sei uno scellerato affezionato, ed io ti parlerò con tutta franchezza, come sempre, poichè tu conosci tutti gli affari miei. Intrattieni la speranza nel fratello e non lasciar cader la sorella fra le unghie del gesuita. Una bellezza di quel calibro è un agente potente cui non bisogna far cadere nelle mani dei nemici. Io rifletterò... ho a riflettere su tante cose.
- Ho paura che non ci prevengano.
- Ecco appunto ciò che bisogna evitare. Io non ti nascondo che sono diabolicamente stufo di Lusetta.
- Lo credo bene.
- Tu non dubiteresti mai che quella cialtrona m'abbia gittato l'altra sera un candeliere alla testa!
- Bah! una testa di vescovo è oliata! il liquido della lampada non vi fa macchia.
- Se il re non fosse lì, io ti darei del mio piede tu sai dove.
- Io riceverei con riconoscenza codesto segno d'amicizia di Vostra Eccellenza Reverendissima.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Don Domenico Taffa Cocle Lusetta Vostra Eccellenza Reverendissima
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