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      Ei non aveva pagato il prete di cui si appropriava il lavoro. Ne aveva criticato l'ortodossìa, la lingua, lo stile, le imagini scientifiche e laiche, le ali dell'ode che aveva date al discorso. Vivamente contrariato, Don Diego aveva lasciato il canonico senza salutarlo, ridendogli sul muso con sprezzo e dichiarandogli ch'egli non lavorerebbe mai più per lui, ad alcun prezzo. Nella strada, egli era stato urtato da un birro, che lo aveva poscia inseguito ed apostrofato coprendolo di villanie. Al canto del vicolo una giovane donna in cenci, dimandandogli l'elemosina con ansietà febbrile, gli aveva detto:
      - Voi siete felice, soccorrete la miseria!
      Tutto ciò aveva portato l'esasperazione di Don Diego al diapason della rabbia. La bordata con cui Bambina l'accolse arrivava male a proposito. Ad ogni modo, non la comprese, poichè dimandò:
      - Spiegare che cosa? provare che cosa?
      - Ma, bontà di Dio? essi dicono che tu sei un traditore, una spia, che so ancora? e che tu mi vendi.
      La misura traboccava. Don Diego si fermò di un tratto, prese sua sorella dalle due spalle, l'inchiodò sul luogo, fissò su di lei due occhi elettrici iniettati di sangue ed urlò:
      - Chi? chi dice ciò?
      Bambina non aveva giammai visto suo fratello in uno stato simile d'eccitamento. Ella tremò e balbuziò, non volendo tradire il segreto della visita di Tiberio, come gli nascondeva pure la sua visita al gesuita.
      - Lo si dice... la città ne parla... una lettera anonima che ho gettata al fuoco... qualcuno che mi ha avvicinata in istrada.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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