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      .., infine, l'è così: ti sospettano.
      - Sciocca! tu hai visto il barone di Sanza, rispose Don Diego, lasciando sua sorella che piegava sotto la sua pressura. Non mentire: tu l'hai visto. Ebbene, sia.
      - È dunque vero?
      - Non lo è ancora, ma lo sarà.
      - Oh fratello, fratello! gridò Bambina singhiozzando.
      - Silenzio, bimba. Non son io che l'ho voluto; non sei tu che l'hai provocato: l'abisso invoca l'abisso; ebbene cadiamoci.
      - Tu mi riempi di terrore.
      - Stolidezze! Noi siamo in questa città una eccezione balorda, e vi facciamo scandalo. Ecco perchè, non potendoci accusare, ci sospettano. Che ci accusino allora, e tocchiamo almeno il prezzo dell'infamia, poichè ce ne affusolano la livrea. Ah! io tradisco? ah! io ti vendo? Dio e fulmini! sia. Io tradirò e ti venderò.
      - Tu deliri, dunque, Diego?
      - No. Io ho delirato fin qui, quando ho creduto che l'onore e la virtù avessero un prezzo presso gli uomini, quando ho pensato che la miseria poteva essere una sventura e non il bersaglio agli oltraggi. Io comincio a ragionare alla fine. Io frango il mio guscio di provincia. Io sputo sulle mie idee barocche di probità e di fedeltà. Io mi burlo del vecchio guazzabuglio della distinzione del bene e del male, che io aveva appreso dai filosofi, nella storia e nella vita. Voi lo volete? ebbene, io sarò come voi: a briganti, brigante e mezzo.
      - Ah! Diego, se nostro padre e nostra madre sorgessero dalla fossa e ti udissero!
      - E' comprenderebbero perchè sono crepati, l'uno sarto tisico, l'altra tessitrice alla giornata, per rammollimento della midolla spinale.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387

   





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