Quando il giorno imbianchì i vetri del salone, ei si svegliò, e dopo alcuni minuti di stupore, si risovvenne della strana conversazione che aveva avuto la sera con sua sorella. Arrossì e levò gli occhi indegnati contro il cielo. Chi malediceva egli? Era ancora tutto vestito. Tuffò il capo in un secchio di acqua per rinfrescarlo, perchè la sua fronte bruciava di febbre e provò di coordinare le sue idee. La rivelazione era fatta: il più difficile. Egli aveva gettato la goccia d'olio che ora andava a spandersi ed allargarsi da solo. Che bisogno aveva egli d'insistere fino al momento della catastrofe? Ma, altresì, come subire lo sguardo ancora puro della vittima cui aveva colpito a morte la vigilia appena, senza temperamenti, senza ambiguità, senza pietà, leccando di una lingua avvelenata il sangue cui vedeva spuntare? Don Diego si affrettò ad uscire di casa, prima che sua sorella si fosse alzata, onde non arrossire innanzi di lei, non attenuar la portata dei suoi propositi nè tornarvi su.
Bambina l'udì uscire. Erano le otto del mattino, Ella non aveva dormito un sol minuto in tutta la notte. Aveva pianto molto; virilmente riflettuto. La sua risoluzione era presa. La situazione, d'altronde, non ammetteva ritardi. Non aveva nulla a sperare. Se avesse avuto un carattere meno ben temprato, l'era perduta. Imperciocchè, a traverso i soprassalti del lungo perorare di suo fratello ella aveva scorto la persistenza nel suo disegno. Bambina si alzò dunque subitamente ed uscì.
Se il P. Piombini non l'avesse, il dì innanzi, spaventata colla sua dichiarazione disperata, ella sarebbe andata a cadere ai suoi piedi e dimandargli soccorso.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Diego Piombini
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