Tiberio stette qualche minuto a riflettere, poi disse:
- Comprendo tutto. Io aveva ben ragione di temere. Ebbene, siate calma, signorina, e rassicuratevi. Io conosco il ricovero che conviene. Sono sicuro che non vi sarà rifiutato. Solo, e' conviene che io vada a prevenire quella dama del servizio che le domando, o piuttosto che le dimandiamo, perchè io vado all'istante dal marchese di Tregle per condurlo meco.
- Io mi getto nelle vostre braccia come in quelle di mia madre: Dio ve lo renderà.
- Aspettatemi qui, disse il barone, infrattanto Carlo vi servirà da asciolvere. Verremo a prendervi.
- No, rispose Bambina. Bisogna che io ritorni in casa per l'ultima volta, poichè siete sicuro di procurarmi un ricovero. Ho della biancheria da prendere; ho una lettera da scrivere. Poi, ritornerò.
Bambina partì. Il barone uscì, guardando Carlo in certo modo e mettendo l'indice della sua mano a traverso le labbra per significare: Silenzio!
Bembina rientrò. Suo fratello non vi era. Ella fece un piccolo fagotto di biancheria, poi scrisse le linee seguenti:
Caro fratello, non essere inquieto della mia sorte, nè fare delle ricerche per trovarmi. Io ritornerò quando la bufera sarà calma. Io non ho collera contro di te. Perdonami. Che nostra madre sorvegli dall'alto dei cieli i nostri passi in questo deserto; ch'ella addolcisca i tuoi cordogli e secchi le tue lagrime. Addio... no, a rivederci presto, caro, caro fratello. Perdonami, se per la prima volta in mia vita io ho dubitato di te. Tu sei malato. La vertigine ti porta negli spazi del male.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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Tregle Dio Carlo Bambina Carlo Silenzio
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