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      A rivederci;... a bentosto... Bambina.
      Bambina suggellò la lettera e la collocò bene in vista sulla tavola. Ella poggiò le sue labbra sul suggello e la carta sul cuore. Le sue mani tremavano. Le sue gambe barcollavano. I suoi occhi erano ripieni di grosse lagrime che si gonfiavano, si spandevano e non colavano.
      Ella entrò nella camera di suo fratello ed abbracciò gli origlieri del suo letto confidenti di tante ansietà, di tante agonie. E la accomodò il letto, i mobili, riempì la brocca, preparò le pantofole, la vecchia giubba che gli serviva di veste da camera, cucì un bottone ad una camicia. Poi fece il giro dell'appartamento. Il suo cuore se ne volava fibra a fibra. Per la seconda volta ella abbandonava quella sacra cosa che chiamasi il focolare domestico. Quell'orribile luogo le sembrava quasi una residenza reale. Tutto le ricordava la presenza di suo fratello, il quale, per lei, era tutto. Al di là di quella soglia l'incognito, la solitudine! Diciotto anni di vita si sbarbicavano dal suo cuore, svellendosi da quella casa. Che diventerà egli, il povero uomo abbandonato! Che diventerà anch'ella, questa povera foglia svelta dalla sua quercia natia? Questa cucina senza fuoco! questa dispensa, vuota! Questo fosco eterno! Questo spazio senza eco! Egli non vivrà più che di pan secco. La polvere lo soffocherà. Nessuno che attenda al suo ritorno e medichi le sue ferite. Che vuoto immenso! Che silenzio solitario ed interminabile!
      Ella chiuse la porta della camera da letto per non più guardarvi dentro.


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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1874 pagine 387