La sua sporcizia gli faceva orrore, ma e' la lasciava spessire. Egli udiva il lazzarone burliero sclamare sul suo passaggio: ecco un abate arrugginito a punto! Lo scoraggiamento lo sopraffece.
Egli aveva avuto una volta o due l'ispirazione di andare a scandagliare il barone di Sanza ed il gesuita, che sospettava complici della fuga di sua sorella, ma dopo matura riflessione se ne astenne.
Non gli avrebbero nulla appreso e lo avrebbero schernito o maltrattato. Sapevano essi in seguito a quale discussione Bambina lo aveva deserto?
Una sera, ei trovò sotto la sua porta una lettera. Egli ebbe uno stringimento di cuore. La sua pelle divenne madida in un istante.
- È forse di lei! si disse egli, accendendo il lume.
Non era Bambina, ma il canonico Pappasugna che lo chiamava con altissima premura. Non vi andò. La sera seguente, un'altra lettera. Novella speranza. Nuovo disinganno. Era ancora il canonico che lo sollecitava a passare da lui, per un affare importante. Don Diego gualcì e gettò la lettera e non rispose a questo meglio che all'appello precedente. La mattina seguente, alle sette del mattino, e' chiudeva la porta per uscire, quando il canico Pappasugna l'abbordò. Don Diego non l'invitò ad entrare. Questo disdegno, lungi dallo sconcertare, esaltò il canonico.
- Voi non avete dunque ricevute le mie due lettere? dimandò egli, seguendo Don Diego che scendeva le scale.
- Le ho ricevute.
- E perchè non siete venuto a vedermi?
- Perchè non voglio vedervi.
- Io ho dodici ducati a rimettervi pel vostro panegirico dell'Ascensione.
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Il re prega
Romanzo
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano 1874
pagine 387 |
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